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I simboli di Roma: un pò di storia...

Si è molto parlato del fatto che l'as roma possa usare sulle proprie maglie da gioco e sullo stemma, impropriamente, la lupa capitolina. Le motivazioni e l'origine della concessione risalgono al 1997, quando l'allora sindaco Francesco Rutelli (paradossalmente Laziale) concesse ai giallorossi l'utilizzo del simbolo tramite una mai ben chiarita concessione comunale. Aspettando l'evoluzione della vicenda che, forse concederà alla SS Lazio di esporre sulle proprie maglie un altro simbolo identificativo di Roma oltre all'Aquila (c'è chi parla del colosseo), cerchiamo di fare un pò di chiarezza storica su due dei simboli più famosi di Roma: la lupa ed appunto l'Aquila.

LA LUPA


La lupa in bronzo ospitata oggi nei Musei capitolini sembra sia stata realizzata tra il X e il XIV secolo, non etrusca del V sec. o III secolo a.c., come si pensava. Ma per altri la lupa è del IV sec. e i gemelli del XIV sec. (Per approfondimenti leggere qui l'articolo 'la lupa è del Medioevo tratto da Repubblica)
Di certo quella capitolina nel X sec. si trovava incatenata sulla facciata o all'interno del palazzo del Laterano: nel Chronicon di Benedetto da Soracte risalente appunto al X secolo, dove il monaco descrive l'istituzione di una suprema corte di giustizia "nel palazzo del Laterano, nel posto chiamato.... cioè la madre dei Romani." Processi ed esecuzioni "alla lupa" sono registrati fino al 1450. La statua passò nel 1471 nella chiesa di San Teodoro, donata poi da Sisto IV della Rovere al "popolo romano" e da allora si trova nei Musei Capitolini, nella Sala della Lupa.
La scultura rappresenta una lupa che allatta una coppia di piccoli gemelli, Romolo e Remo, aggiunti però nel XV sec., forse da Antonio del Pollaiolo. In un'incisione su legno delle Mirabilia Urbis Romae (Roma, 1499), appare già con i due gemelli.


"La lupa, presso gli Etruschi, raffigurava il Dio degli Inferi, Aita, mentre il lupo era anche il simbolo di un dio purificatore, e fecondatore, Soranus, venerato sul monte Soratte dai Sabini. Ma tra i Sabini la lupa era animale sacro a Mamers, analogo al dio Marte dei Romani che, secondo la tradizione, era padre dei gemelli, e per questo la lupa aveva l'attributo di Marzia. Inoltre l'animale tutelare dei Latini era Luperco, dal termine sabino hirpus per "lupo", quindi pur apparendo come lupa, l'animale poteva essere Luperco, dio dei pastori e protettore delle greggi dai lupi, in nome del quale erano celebrate le feste dei Lupercalia, il 15 febbraio."
Questo si racconta ma in realtà la lupa che allattava era una Dea, difficile pensare a un Dio che allatta. La Dea lupa era l'antica divinità della natura, la Grande Madre, le cui sacerdotesse, in nome della fecondità della Dea, professavano la ierodulia, o prostituzione sacra, intorno ai laghi vulcanici dei Castelli Romani. Infatti a Nemi si bagnavano ogni anno con un rituale sacro che le faceva tornare vergini. Del resto presso gli antichi il termine virgo non indicava la donna illibata, ma colei che è forte e non si fa sottomettere, infatti per l'illibata usavano il termine virgo intacta. Dalla Dea Lupa deriva inoltre la parola Lupanare, ossia postribolo, per il verso della lupa delle meretrici per attirare i passanti, retaggio della ierodulia abrogata che si trasformò in laica prostituzione (lupa in latino significa prostituta). Anticamente le sacerdotesse ululavano alla luna in nome della Dea. I Lupercali erano antecedentemente dedicati alla Dea Lupa, poi con l'avvento del patriarcato la Lupa divenne Luperco.
L'episodio dell'allattarnento della lupa, narrato per la prima volta nel III secolo a. c. dallo storico greco Diocle di Pepareto e, sulla sua scia, dall' annalista romano Quinto Fabio Pittore, dimostra che aldilà dell'epoca della lupa di bronzo, la sacra Lupa esisteva come divinità. La lupa comunque è giunta fino a noi, superando invasioni barbariche e incuria medievale, anche se un fulmine la colpì nel 65 a.c. sbriciolando i due gemelli. Nel Medioevo fu collocata al Laterano, all'esterno della Torre degli Annibaldi, su una base di pietra sostenuta da grappe infisse nel muro, finchè Sisto IV, ritenendola piuttosto pagana, la donò ai Conservatori, con 10 fiorini d'oro per il rifacimento dei due gemelli. Questi vennero, ma non è certo, fusi da Antonio Pollaiolo nel 1473 e la Lupa fu collocata sotto il portico del Palazzo dei Conservatori fino al 1538, quando venne spostata sopra il colonnato che decora il pianterreno, a metà della facciata. Infine, nel 1586, fu installata su un piedistallo al centro della stanza detta "della Lupa", dove è ancora oggi. Una copia è in una sala del Palazzo di Montecitorio e un'altra, all'aperto, su una colonna lungo il fianco sinistro del Palazzo Senatorio sul Campidoglio. Va tuttavia specificato che nel Medioevo il simbolo di Roma era il leone.
In base alla tecnica fusoria si dice che la lupa sia medievale, è fusa infatti in un unico pezzo mentre nell'antichità si fondevano le statue in vari pezzi pezzi e poi si assemblavano, ma esistono pure grandi fusioni a pezzo unico, come i bronzi di Riace. Si opta per la data più recente soprattutto perchè non è precisa e ritoccata come le statue più antiche, ma è tutto da vedere, perchè eminenti archeologi come il Calandrini, sostengono che somigli molto alle fusuioni etrusche, anche per la componente in lega.
In Etruria il racconto dell’allattamento di un fanciullo da parte di una lupa o di una leonessa è documentato almeno dalla fine del V secolo a.n. attraverso il noto cippo funerario di Bologna.
A Roma, se si esclude lo specchio prenestino di Bolsena, le più antiche raffigurazioni non vanno più indietro del III secolo a.c., ad eccezione della Lupa Capitolina. Il bronzo antico, con i gemelli aggiunti in secondo tempo, si è rivelata un'opera di grandissimo impegno artistico, il cui significato civico e sacrale non può che essere ricondotto alla leggenda della fondazione. Va inoltre specificato che al tempo del massimo splendore di Roma la lupa non rappresentava affatto un simbolo 'importante' della città, a differenza dell'Aquila, che andiamo ora a spiegare.

Insegna legionaria
L' AQUILA IMPERIALE


L'Aquila imperiale ad ali spiegate, con il capo volto a destra era l'emblema dell'Impero Romano ed è inconfutabilmente un simbolo storico di Roma. L'aquila bicefala, anch'essa romana, esprimeva la riunione dei due imperi romani d'occidente e d'oriente. Dionigi d’Alicarnasso descrisse il trasporto da Tarquinia a Roma delle insegne federali che i capi delle singole città etrusche, dopo una guerra perduta contro Tarquinio Prisco, gli consegnarono:“le insegne della supremazia, con le quali essi adornano i propri re: una corona d'oro, un trono d'avorio, uno scettro con l'aquila alla sommità, una tunica di porpora con fregi in oro, e un mantello di porpora ricamato.... Gli recarono anche dodici scuri, portandone una da ogni città. Era, infatti, usanza degli Etruschi che il re d’ogni città camminasse preceduto da un littore recante un fascio di verghe e una scure.... Per tutto il tempo della sua esistenza, Tarquinio portò dunque una corona d'oro, indossò una veste di porpora ricamata, tenne uno scettro d’avorio, sedé su un trono eburneo; e dodici littori, recanti le scuri con le verghe, gli stavano intorno se amministrava la giustizia.”


I Romani dunque già conoscevano l'aquila etrusca, nonchè i fasci littori, il mantello di porpora e la scure.
Sallustio narra che Caio Mario, lo zio di Cesare, usò per la prima volta l'aquila come insegna nella guerra contro i Cimbri, confermato da Plinio, per cui Mario, al tempo del suo secondo consolato nel 103 a.c., adottò l'aquila come insegna delle legioni, assegnandone una a ciascuna legione. Da allora l'uso rimase, e l'aquila fu in argento in età repubblicana (con le saette in oro tra gli artigli), e in oro o placcata oro durante l'impero, ma si sa che c'erano anche aquile di bronzo. La perdita dell'Aquila (il cui portatore era detto Aquilifer), oggetto di vera e propria venerazione da parte dei soldati, poteva causare lo scioglimento dell'unità, come fosse la perdita dell'intero reparto, in quanto anima della legione. Mario la favorì rispetto agli quattro animali fino ad allora, e con essa, utilizzati come insegne: il lupo, il minotauro, il cavallo, il cinghiale. L'Aquila fu sempre considerata, anche nel medioevo, come simbolo dell'impero, e alla sua fedeltà per esso, identificando la città e lo stesso Imperatore.
Esemplare un passaggio del libro storico "Roma alla conquista del mondo antico":
<< Le singole legioni, in quanto strutture stabili, acquistarono un’identità specifica che sovrastava e sopravviveva ai soldati che la componevano. Tale identità era rappresentata dall’Aquila, diventata l’emblema in cui si concentrava la sua esistenza. Sul campo era conservata in una specie di cappella, costruita appositamente per lei, [...] ed era onorata con una devozione particolare in quanto "numen legionis", protettrice, accreditata presso divinità superiori, dell’incolumità della sua armata e favoreggiatrice delle sue vittorie.
In un primo tempo fu d’argento, poi divenne d’oro e scintillava in cima ad una lunga pertica decorata con i più impensabili ornamenti. In custodia ce l’aveva il centurione "primus pilus", cioè il centurione capo e garantiva la continuità dell’armata come unità combattente. La sua perdita in battaglia bollava di ignominia i legionari sopravvissuti e poteva comportare, come conseguenza estrema, perfino lo scioglimento definitivo della legione che non aveva saputo difenderla  >>.


Tanti sono gli episodi che dimostrano il valore simbolico che l’Aquila aveva per le legioni romane.
Quello in cui un centurione, per cambiare le sorti della battaglia, scagliò la sua aquila nello schieramento nemico, sapendo che il desiderio di riconquistarla avrebbe trasformato i suoi soldati.
Oppure quello in cui un centurione di fronte alla disfatta del suo contingente, si preoccupa di salvare la sua aquila lanciandola al di là delle difese del suo accampamento.
Il valore simbolico dell’Aquila è dimostrato anche dal fatto che derivazioni del suo nome venivano utilizzate per nominare luoghi di importanza militare: fu così anche per alcune città che avevano un valore di tipo strategico nella difesa dei confini dell’impero. Tra tutte queste citiamo, Aquileia, importante  fortezza militare posta nel nord dell’Italia.
In conclusione, in funzione di quanto ci dice la storia (ignorate le patetiche revisioni storiche tanto care ai tifosi giallorossi), poniamoci questa semplice domanda:


è la lupa il simbolo più riconducibile all'Impero Romano o l'Aquila?