1973: la tribuna Tevere al goal della Juve |
L'ultima giornata del campionato 1972-73,
tra luci ed ombre. Storia di uno scudetto chiacchierato.
A
90 MINUTI DALL'EPILOGO
L'ultima giornata del
campionato 1972/73 deve decidere chi vincerà lo scudetto. E' un finale
thrilling con tre squadre in lotta per il titolo. Il Milan si appresta ad una facile trasferta in quel di Verona contro una
squadra che non ha più nulla da chiedere alla classifica. La Lazio si reca a
Napoli e la Juventus è di scena all'Olimpico contro i giallorossi. In quegli
anni, l'unico modo per conoscere i risultati delle gare in corso è quello di
sintonizzarsi sulle frequenze di "Tutto il calcio minuto per minuto",
che iniziava il collegamento solo al termine dei primi tempi. La classifica a
90 minuti dalla conclusione è la seguente: Milan 44, Juventus 43, Lazio 43.
Tutto quindi si sarebbe deciso nell'ultima giornata, ma con una forte
probabilità di dover ricorrere all'appendice dello spareggio.
RANCORI E VECCHI VELENI NAPOLETANI
I biancazzurri, che mai
erano arrivati a giocarsi lo scudetto a 90 minuti dalla fine da quando era
stato istituito il girone unico, sono attesi a Napoli, dove il rancore per i
fatti accaduti nella gara di andata è ancora molto forte. In quell'incontro
infatti, nel sottopassaggio dell'Olimpico, Chinaglia si era scontrato con il
mediano partenopeo Vavassori e il terzino Rimbano. Oltre alle parole grosse:
"Al ritorno ti spezzo le gambe" gridate dal napoletano, mentre
Chinaglia gli augura:"Al ritorno starete in serie B da un pezzo",
erano volati schiaffi e pugni, a stento sedati da Juliano e da altri giocatori
laziali. I napoletani erano rientrati malconci negli spogliatoi, promettendo
vendetta per il ritorno. Nei giorni prima della gara decisiva, qualcuno aveva
fomentato ad arte i tifosi locali, che prima prendono a sassate il pullman
biancazzurro al suo arrivo al San Paolo, poi aggrediscono i tifosi biancazzurri
al seguito, arrivando infine a bruciare un pullman. Un vero e proprio agguato
che il presidente Lenzini denuncia a fine partita come essere stato organizzato
da qualcuno che aveva interesse a condizionare la gara. L'autista della Lazio
Alfredo Recchia deve far ricorso alle cure dei sanitari per ferite dovute ad un
vetro infranto. A Lenzini viene sottratto il portafoglio mentre firma
autografi. Il clima rimane tesissimo, sia in campo che fuori.
FATAL VERONA
Fa caldo nello stadio
Bentegodi gremito in ogni settore per l'incontro che vede di fronte il
fortissimo Milan di Rocco e Rivera, lanciato alla conquista dello scudetto
della stella, e il Verona di Cadè, già salvo. Le due squadre, accolte nel loro
ingresso in campo dal tifo appassionato, iniziano la gara in maniera guardinga.
Già dai primi minuti, però, si capisce che l'Hellas Verona, considerato alla
vigilia demotivato e privo di stimoli, ha tutte le intenzioni di rovinare la
festa ai rossoneri. I veneti infatti attaccano senza timori e trovano la rete
del vantaggio al 16' con Sirena . Il Milan è frastornato, sorpreso da un Hellas
estremamente determinato ed aggressivo, e fatica a mettere ordine al proprio
gioco. Al 26' arriva il due a zero siglato da Luppi e al 29' l'Hellas fa
addirittura tris grazie all'autorete di Sabadini. Il Milan è tramortito, ma
accorcia le distanze al 33' con Rosato riaprendo così il discorso scudetto.
QUI OLIMPICO as roma IN VANTAGGIO
Il risultato di Verona
arriva all'Olimpico e al San Paolo, grazie alle telefonate che i vari cronisti
riescono fortunosamente a compiere tramite telefoni di fortuna o a gettoni. Tra
gli spettatori ignari dei risultati, tra cui moltissimi laziali andati in
incognito a dar man forte ai "cugini" , serpeggiano le fantasie più
assurde sui risultati dagli altri campi. Nello stadio romano, sotto un sole
estivo, intanto, una as roma in giornata di grazia sta costringendo la Juventus
in difesa. I giallorossi falliscono due palle-gol clamorose, ma al 29° passano
con una rete di Spadoni, abile a sfruttare un'incertezza della difesa
bianconera. Metà stadio gioisce, l'altra metà sta muto. La Juventus sembra
frastornata dal colpo subito e per poco non capitola una seconda volta. Riesce
a limitare i danni e a tornare negli spogliatoi con un solo goal al passivo,
mentre sul tabellone dell'Olimpico appaiono i risultati parziali dei primi
tempi, tra lo stupore dei tifosi giallorossi presenti, intimoriti anche dalla
possibilità della Lazio di vincere lo scudetto o quanto meno andare agli
spareggi, e la delusione di quelli bianconeri.
LA BATTAGLIA DEL SAN PAOLO
Entrati negli spogliatoi
Maestrelli e Wilson hanno un vivace battibecco con Vavassori, che sembra non
attendeva altro. Il clima è ostile anche nei sotterranei dello stadio
partenopeo. Comunque i giocatori, coscienti di quali sarebbero stati i toni
dell'incontro, cercano di non farsi intimorire. A qualcuno era balenata l'idea
che potesse ripetersi in campo quello che era successo due domeniche prima a
Bologna. Le voci su presunti "premi a vincere" erano circolate in
settimana tra i tifosi ed erano giunte anche in società, ma considerato che la
Procura Federale aveva aperto un'inchiesta sui fatti in Emilia, nessuno aveva
avuto coraggio a muoversi per tempo. In un clima di forte tensione si comincia
la gara e le squadre vengono accolte in campo dagli scoppi di mortaretti e
tracchi. I partenopei picchiano duro alle gambe e ne fa le spese Re Cecconi,
vittima di un'entrata assassina da parte di un difensore partenopeo: ciò
intimorisce i biancazzurri, che sentono particolarmente il peso della gara. I
laziali giocano male, forse la peggior partita del campionato. Il Napoli
intanto attacca, Frustalupi è l'unico a cercare di dare un gioco alla squadra e
con lui si distingue Oddi, che frena le incursioni dei napoletani e sopratutto
quelle di Oscar Damiani, giovane punta degli azzurri. Alla fine del primo tempo
la classifica vede il Milan a 44 punti, Lazio 44 punti e Juventus a 43 punti.
SPOGLIATOI BOLLENTI NELL'INTERVALLO
Durante l'intervallo
all'Olimpico, il presidente dell'as roma Anzalone scende negli spogliatoi per
complimentarsi con la squadra. Come racconterà anni dopo il capitano giallorosso
dell'epoca Franco Cordova (che non era in campo quel giorno), il numero uno
giallorosso fa irruzione nello stanzone dove i giocatori stanno raccogliendo le
energie ed esordisce più o meno così: "Siete stati bravi, complimenti a
tutti. Avete messo alle corde lo squadrone bianconero e fatto vedere che anche
voi valete molto." A questo punto il presidente romanista, sempre per
ammissione del capitano giallorosso, fa capire ai presenti che possono
ritenersi soddisfatti e lasciare andare l'incontro. Anche perché l'amicizia
della Juventus può essere utile in sede di calciomercato ed è inutile accanirsi
e renderla in qualche modo ostile. Nello stesso momento, a Verona, l'allenatore
rossonero Rocco cerca di spronare i suoi a rimontare, ma si accorge che la squadra
è stanca, sfiduciata e cede allo sconforto. A Napoli, invece, qualcuno
"consiglia" a Wilson di avvicinare qualche giocatore partenopeo e
chiedere in un modo più o meno esplicito quanto possa costare un ammorbidimento
della gara. Il capitano biancazzurro esegue e avvicina Juliano, che conosce
bene e sa che di lui ci si può fidare. La risposta del giocatore azzurro è
agghiacciante: "Spiacenti, siete arrivati secondi: qualcun altro ha già
pensato a prometterci un premio se vi battiamo". Wilson rientra nella
stanza dove Maestrelli sta impartendo le direttive per il secondo tempo e
avvisa i compagni che qualcuno li ha preceduti. L'allenatore predica di non
credere a tutto ciò e di stare tranquilli, e come risposta riceve un eloquente
"Tranquillo mister, gli rompiamo il c...". Occorre da ricordare che
in quel periodo i cosiddetti "premi a vincere" non erano
esplicitamente vietati dal regolamento, ma chi li prometteva non faceva certo
una bella figura e naturalmente nulla veniva divulgato.
LA RIMONTA JUVENTINA E LA DEBACLE MILANISTA
La ripresa vede la Lazio
propositiva che comincia ad attaccare anche se sterilmente. Maestrelli mette
dentro La Rosa al posto di Nanni con la speranza che giocando con tre punte
qualcuno riesca a inventarsi una rete. Ed è proprio il nuovo entrato a sprecare
una ghiotta occasione, tra la disperazione dei compagni. Il Napoli riprende
fiato ed inizia a pressare, chiudendo la Lazio in difesa e costringendo Wilson
e compagni al superlavoro. All'Olimpico intanto viene annullato un gol ad Altafini
perché nel colpire di testa si era appoggiato al palo, gesto non consentito dal
regolamento. Ma l'italo-brasiliano si rifà al 61' e con la sua nona rete
stagionale realizza il pareggio facendo salire l'adrenalina ai tifosi. In
questo momento sarebbe necessario uno spareggio tra Milan e Juventus per
aggiudicare il titolo. Intanto a Verona le tenui speranze milaniste di una
rimonta sono destinate a svanire definitivamente al 25' della ripresa, quando è
ancora lo scatenato Luppi a segnare il gol del quattro a uno per il Verona.
Passano quattro minuti e il risultato assume proporzioni quasi tennistiche:
l'autorete del rossonero Turone determina infatti il quinto gol degli
scaligeri. I gol inutili di Sabadini e Bigon fissano il risultato sul
definitivo cinque a tre. A 3 minuti dalla fine arriva la notizia del vantaggio
della Juventus. E' Cuccureddu, lasciato inspiegabilmente solo, a colpire una
palla che nessun difensore giallorosso era andato a contrastare e ad infilare
così un immobile Ginulfi. I tifosi juventini esultano...Mischiati a loro anche
molti sostenitori giallorossi. La notizia non fa in tempo ad arrivare al San
Paolo che la giovane ala partenopea Damiani mette il piede su una palla vagante
in area e segna, tra la disperazione di tutti i laziali in campo e sugli
spalti, mentre i suoi compagni in campo si abbracciano come se avessero vinto
una finale. Per i biancocelesti non c'è neanche il tempo di capire né di poter
recuperare. La gara finisce ed i giocatori azzurri, dopo aver fatto un giro di
campo per salutare la folla, rapidamente prendono la strada degli spogliatoi
mentre lo sconforto s'impadronisce dei biancocelesti. Al termine della gara di
Verona è grande festa tra i sostenitori gialloblu per una vittoria tanto
inutile per la classifica quanto esaltante per come è maturata. Nello stadio
scoppiano tumulti fra tifosi milanisti e i giocatori in campo, per evitare
guai, devono correre per raggiungere gli spogliatoi. All'Olimpico invece i
supporters bianconeri invadono il campo mentre i giocatori bianconeri si
abbracciano euforici per il 15° scudetto, vinto quando ormai erano davvero in
pochi a crederci.
A SOLI DUE MINUTI DAL SOGNO
Nei sottopassaggi del
San Paolo intanto la tensione è altissima: i napoletani esultano e vola qualche
sberla negli spogliatoi. Wilson ha una crisi di pianto e se la prende con
alcuni giornalisti presenti. Chinaglia rade al suolo tutto ciò che gli capita a
tiro. Ci vuole il miglior Maestrelli per calmare gli umori che rischiano di
degenerare ancor di più. Anche a Verona a fine gara gli umori negli spogliatoi
sono diversi. Livio Luppi, giocatore gialloblu, si dice molto soddisfatto: «Una
prestazione eccezionale da parte della squadra. Dal punto di vista personale
sono davvero contento: questi tre gol mi ripagano dei tanti guai avuti
ultimamente». Felice è anche il mister gialloblu Cadè: «Abbiamo dimostrato di
non regalare niente a nessuno mettendocela tutta pur non avendo interessi di
classifica». Aria tesa e facce dimesse nello spogliatoio rossonero:
l'allenatore Rocco è breve ma chiaro: «Questi sono i miei... cadaveri». Infine
Chiarugi, sconsolato, se la prende con il destino: «Era scritto che non
vincessimo». Nella sala stampa dello stadio campano, Maestrelli rilascia
dichiarazioni di fuoco prendendosela con il clima creato ad arte dai
partenopei. Anche Lenzini non è da meno, mentre molti giocatori preferiscono
tacere per non essere deferiti. Gli fa eco il presidente del Napoli Ferlaino,
il quale ricorda che "i napoletani non hanno scordato la gara di
andata" e di essere "estremamente felice per questa vittoria del
Napoli". All'Olimpico, i giocatori e il tecnico juventino dichiarano di aver
vinto lo scudetto con merito e sfidano chiunque a dimostrare il contrario. Già
da quel momento serpeggia fra i cronisti il sospetto di qualcosa di poco
chiaro, ma senza prove certe è preferibile soprassedere.
PASSANO GLI ANNI, MA IL SOSPETTO RIMANE
Il dubbio che qualcuno
avesse "invogliato" il Napoli a battersi alla morte, approfittando
dell'acredine di alcuni giocatori, fu per anni covato ma mai provato. Anche il
Verona giocò la partita della vita contro il Milan, ma lì si parlò di
stanchezza e calo fisico dei rossoneri anche se qualche dubbio rimase fu lo
stesso. Nella Lazio serpeggiava comunque il sospetto, che era quasi certezza
perché qualcosa era trapelato dai giocatori giallorossi, che gli stessi non
avessero preso una lira dei soldi promessi, anche se mai garantiti esplicitamente
da qualcuno. Praticamente erano stati ingannati, ma non potevano dirlo
apertamente per non scatenare uno scandalo che magari avrebbe messo fine alla
loro carriera. Un anno dopo, nel maggio 1974, i destini di Lazio e Juventus si
intrecciarono di nuovo a quelli dell'as roma, nella terzultima giornata di
campionato che poteva essere decisiva per l'assegnazione dello scudetto
1973/74.
Il 5 maggio è in programma infatti l'incontro tra l'as roma e la
Juventus mentre la Lazio va a Torino in casa dei granata. I biancazzurri hanno
un vantaggio di 3 punti a 180 minuti dalla fine, ma il dubbio che possa di
nuovo accadere quello che è successo l'anno prima è più che motivato. La
settimana precedente l'incontro, come racconterà nel 2006 nel suo libro Uno più
undici il giornalista Franco Recanatesi, il medico della Lazio Ziaco, buon
amico di Cordova, d'accordo con Maestrelli incontra il capitano giallorosso. I
tre vengono subito al sodo e sia Maestrelli che Ziaco chiedono al capitano
giallorosso di impegnarsi nella partita contro i bianconeri e di non fare come
l'anno precedente, quando avevano regalato il secondo tempo alla Juventus
facendosi rimontare. Anche Cordova va subito al dunque e ammette che i
giocatori giallorossi sono ancora molto arrabbiati, perché per il
"favore" fatto l'anno precedente non hanno visto nessun
"regalino" e promette di mettercela tutta. Il giallorosso confermava
definitivamente i sospetti che circolavano nell'ambiente. Nessuno aveva
promesso niente, ma tutti si aspettavano qualcosa. C'è anche un'altra versione
dei fatti, narrata dai figli gemelli dell'allenatore della Lazio. Il mister,
non fidandosi dei giallorossi, chiese ed ottenne in gran segreto di andare al
campo dell'Acqua Acetosa, dove l'as roma si allenava. Fu esaudito e arrivò al
campo nel momento in cui i giocatori tornavano sotto la doccia. Maestrelli si
fermò a guardarli in faccia uno per uno, non disse nulla, ma il suo sguardo era
eloquente. La domenica la Lazio perse a Torino per 2-1, ma l'as roma batté la
Juventus 3-2 nella sua più bella partita dell'anno e in cui Cordova fu il
migliore in campo; questo risultato spianò praticamente la strada al primo
scudetto biancazzurro. Della faccenda dei cosidetti "premi a vincere"
(poi espressamente vietati per regolamento) non si parlò più per anni. Sui
giornali si ricordava solo l'emozionante volata a tre di quel campionato
entusiasmante. Del caso fa accenno Mario Pennacchia nel suo libro Lazio Patria
Nostra del 1996, mentre il giornalista Franco Melli nel suo libro La Lazio un amore,
edito nel 1997, accenna ad un'ipotesi diversa, ovvero che i giocatori
giallorossi, gelosi o timorosi che la Lazio potesse vincere lo scudetto,
avessero preso "iniziative private" non meglio specificate e che poi
il loro presidente Anzalone, in campagna di calciomercato, avesse per questo
fatto piazza pulita. Ipotesi anche questa da prendere in considerazione ma mai
provata. Anche il giornalista Massimiliano Morelli nel suo libro L'oro del
calcio, edito nel 2004, parla di accuse dei biancazzurri verso i cugini di
scorrettezze in quella partita. Ricordiamo, solo per dovere di cronaca, che i
giocatori giallorossi presenti in quella partita e poi ceduti l'anno successivo
furono il mediano Salvori, lo stopper Bet, l'ala Franzot, l'attaccante
Scaratti. Nel 2001 la rivista "Calcio 2000" pubblicò un articolo in
risposta ad un quesito di un lettore che chiedeva numi su quei fatti, ma la
risposta fu in un certo senso evasiva e dava per certo che nulla di anomalo
fosse accaduto, e che i verdetti del campo furono il frutto esclusivo della
bravura della squadra vincente.
L'argomento è stato
ripreso abbastanza di recente nella trasmissione della Rai Tv "Sfide"
dedicata alla vita di Maestrelli, andata in onda il 21 giugno 2007. Nelle
interviste alcuni giocatori, tra i quali Martini, Wilson e D'Amico, hanno per
la prima volta pubblicamente riproposto quegli avvenimenti, supportati anche
dal giornalista Recanatesi. Franco Cordova nell'intervista rilasciata ha
confermato di nuovo i fatti e anche Wilson ha confermato di essere andato a
parlare con Juliano nell'intervallo, ma di essere purtroppo arrivato troppo
tardi perché preceduto da altri. L'ex capitano della Lazio ha asserito inoltre
che mai, anche se avesse saputo effettivamente come andarono le cose, le
avrebbe pubblicamente denunciate. Il giornalista Recanatesi, invece, parlerà
esplicitamente di un "premio a vincere" promesso dalla Juventus sia
al Napoli, sia al Verona, per battersi alla morte contro la Lazio e il Milan. A
distanza di anni, il dubbio che qualcosa di poco ortodosso accadde è ancora
vivo, ma la verità è ancora lontana dall'essere ammessa, resta il fatto che gli
episodi di Bologna e di Napoli non furono per niente chiari. La Lazio dava
fastidio e bisognava in qualche modo fermarla. L'inesperienza di trovarsi ai
vertici calcistici rese, forse, tutto più facile a chi era abituato a lottare
per lo scudetto anche con sistemi più che biasimevoli.
Nel video, ai goals
bianconeri, si vedono chiaramente tifosi in tribuna Tevere esultare ed alzarsi
in piedi; solo juventini residenti a Roma o giunti da Torino?
Ai tifosi dell'as roma che tanto si scandalizzarono dopo quel celebre Lazio - Inter 0 - 2 che non consentì ai giallorossi di vincere lo scudetto 2010 ricordiamo anche as roma - Udinese del 1993 e as roma - Ascoli del 1977. Coerenza questa sconosciuta...